Psychologies Magazine, Dicembre 2011 – Servizio di Daniela Passeri
Ci è capitato almeno una volta di guardarci allo specchio e di vederci bellissime. Forse era l’istante prima di uscire per una festa o l’ultimo sguardo pronte per partecipare al matrimonio di un’amica. O il primo dopo una splendida notte d’amore. Quale segreta alchimia determina il piacerci (o no) davanti alla nostra immagine riflessa? Inchiesta e testimonianze.
Capita che ti guardi e ti vedi bella, più bella, bellissima. Lo specchio restituisce di te un’immagine di assoluta armonia: sguardo intenso, pelle luminosa, il sorriso che si fa raggiante. Capita a tutte questo momento magico, una sensazione profonda e potente, anche se dura un’istante. Questa rivelazione è un’alchimia di introspezione, ricerca dei propri punti di forza, cura di sé, voglia di piacersi, di volersi bene, di sospensione del giudizio. “Si, è un istante in cui lo specchio riflette la nostra individualità, facendoci scoprire il piacere di sentirci in armonia con noi stessi”. Questo “pensiero stupendo” può nascere nei momenti più diversi. Che sia nel bel mezzo di una festa o in un negozio mentre proviamo un paio di jeans, o dopo una notte d’amore, non importa. Barbara, 32 anni, biologa a Firenze, confida che l’immagine che preferisce di sé la coglie più spesso la sera, dopo un bagno tonificante. “Mi rilasso, mi strucco, e il io viso mi appare finalmente rilassato. La stanchezza, la tensione della giornata se ne vanno, e mi vedo più bella, anche senza make up. Non saprei immaginarmi migliore. Peccato che nessuno mi veda”. Saper vedere e “fare esperienza” della propria bellezza può capitarci se siamo disposti a sospendere l’atteggiamento giudicante nei nostri confronti. Una strategia da adottare è quella di essere più tolleranti verso il proprio corpo che, anche se non è perfetto, ci corrisponde più di qualunque tentativo di omologazione. “Se sospendo la valutazione delle parti di me che non mi piacciono”, suggerisce Camplone, “la mia attenzione può orientarsi verso altre sensazioni corporee, spesso trascurate e, familiarizzare con esse, migliorando l’autoconsapevolezza dell’immagine corporea”.
PAROLA D’ORDINE: ASCOLTO DI SE’
“Un modo per guardarsi e vedersi con occhi nuovi”, continua l’esperta. “Inizierò cosi, per esempio, a prendermi cura della cellulite anziché continuare a rifiutarla come se non facesse parte di me, ostacolando qualsiasi processo di cambiamento”, conclude l’esperta. Ma è anche importante depurare il proprio immaginario da condizionamenti esterni: “Per sentirsi belle occorre astrarsi da un’immagine puramente estetica di sé e saper valorizzare qualità e capacità, mettendo in gioco anche la propria personalità”, è il consiglio di Annalisa De Filippo, psicologa a Sesto San Giovanni (Mi). Viene naturale chiedersi se sia possibile che una donna decida di vedersi bella malgrado i difetti, gli anni che passano e che non sono ancora passati. “Si, ma occorre decidere di voler stare bene con se stessi, uscendo da un modello di perfezionismo che ci fa solo male”, chiarisce De Filippo, “e vedersi in una cornice più complessa. Quindi fare un bilancio di sé volto a sottolineare il proprio valore, ricordando che se una persona si vede brutta, si comporterà come tale, sarà portata a nascondersi: il presupposto di tutto è accettarsi, perdonarsi, consolarsi”. Ricordando che le gratificazioni che ci vengono dall’esterno possono incidere solo in parte nella relazione col nostro corpo, che invece va coltivata soprattutto sul piano dell’autoconsapevolezza e dell’ascolto.